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martedì 24 maggio 2011

Settima puntata - melting pot

Ciao a tutti,
continuiamo con gli aggiornamenti dal Giappone.

La fusione del nocciolo ormai è data per certa in tutti e 3 i reattori che all'epoca del terremoto erano attivi. Si suppone che, almeno per quanto riguarda il reattore 1, la fusione sia avvenuta tra le 5 e le 16 ore dopo lo SCRAM e che abbia interessato la totalità del combustibile all'interno visto che per diverse ore tutte le barre sono rimaste scoperte dall'acqua di raffreddamento per la loro interezza.

Finalmente qualcuno si è chiesto dove andassero le svariate tonnellate d'acqua che sono state iniettate nei reattori senza che il livello del liquido aumentasse. E quel qualcuno si è anche dato una risposta: esistono delle falle nel contenitore d'acciaio (il cosiddetto nocciolo) dalle quali acqua altamente contaminata cola all'interno dell'edificio.

Ma cosa comporta la fusione del nocciolo? La principale conseguenza della fusione consiste nella perdita della prima barriera di protezione tra l'acqua di raffreddamento e i materiali radioattivi, quell'involucro in lega di zirconio di cui abbiamo già parlato, e nella distruzione della geometria interna del reattore, elemento fondamentale per il controllo della reazione stessa. E' per questo che il massimo (il peggiore) incidente di un reattore nucleare è proprio la fusione del nocciolo.

La reazione di fissione avviene quando una certa quantità di materiale fissile viene concentrata. Da questa concentrazione può partire la reazione a catena che nelle centrali termonucleari viene controllata da elementi in grado di assorbire i neutroni in eccesso. Questa quantità prende il nome di massa critica quando è in grado di sostenersi da sé. La disposizione del combustibile all'interno del reattore è fondamentale perché questo controllo possa avvenire. Il materiale fissile, che in un reattore è decisamente abbondante, ben oltre la massa critica, viene tenuto alla debita distanza da un insieme di griglie d'acciaio che fanno da guide per le barre d'uranio e per le barre di controllo. Quando il tutto si fonde, si perde la geometria e la massa si concentra nel fondo del nocciolo scendendo per gravità. A questo punto può succedere un po' di tutto... Fortunatamente a Fukushima, dopo un iniziale aumento della temperatura, la situazione sembra essersi stabilizzata. Il core ormai nel fondo non pare essere particolarmente attivo e il calore prodotto è quello di decadimento.

Nel frattempo si cerca di stabilizzare il raffreddamento di questo e degli altri due reattori continuando con l'iniezione di acqua dall'esterno. Il problema però è che questo sistema non potrà andare avanti a lungo per via dell'accumulo di acqua che, d'altronde, da qualche parte dovrà pur uscire. Si stanno valutando quindi altre ipotesi per ottenere un raffreddamento costante. In prima istanza si era pensato di allagare l'intero vano dell'edificio di contenimento in modo da creare una piscina piena d'acqua fresca intorno al nocciolo d'acciaio. L'idea però pare sia stata abbandonata per problemi di tenuta e di stabilità dell'edificio stesso che diverrebbe molto più pesante, ben oltre i limiti di progetto. La seconda ipotesi che dovrebbe essere quella pianificata, consiste in un sistema di raffreddamento a ciclo chiuso che raffreddi solo il nocciolo portando il calore all'esterno. Naturalmente però questa è un'operazione che richiede del tempo e la TEPCO valuta di poterla completare intorno a metà Luglio.

La roadmap per la "messa in sicurezza" del sito prevede poi dai 3 ai 6 mesi per ottenere lo stato di "cold shutdown" di cui abbiamo già parlato, a partire dal completamento della fase precedente ovvero quella della stabilizzazione del raffreddamento (metà Luglio, appunto). In fine si sta pensando di ricoprire tutti i reattori con un nuovo edificio sulla falsariga di quanto fatto a cernobyl con il "sarcofago". Quest'ultima precauzione dovrebbe consentire di mantenere una certa stabilità del sito per un periodo di tempo accettabile.

Deve essere chiaro che, per ora, tutte queste operazioni sono portate avanti e finanziate in gran parte dalla TEPCO. Qual ora l'azienda dovesse fallire (e di certo in questo momento non sta navigando in buone acque), qualcun altro dovrà accollarsi i costi della messa in sicurezza del sito e del mantenimento di tutto il necessario per lo scopo. Pare piuttosto ovvio che questo qualcuno non potrà essere altro che lo stato giapponese. Tali costi andranno sommati al danno economico enorme apportato alla comunità giapponese dal disastroso terremoto e dall'incidente nucleare.

Per oggi è tutto, vi saluto con una simpatica chicca che non deve aver fatto ridere i genitori di bimbi e adolescenti giapponesi: come fa una scuola a rientrare in fretta nei limiti di legge permessi in tema di esposizione a radionuclidi? Semplice, si cambiano i limiti! Il governo giapponese infatti ha stabilito che la dose massima ammessa nelle scuole passi da 1 millisievert l'anno a 20 millisievert l'anno. Et voilà!

Lo.

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