vi allego la risposta di Angelo a quanto ho scritto l'ultima volta:
Una prima sommaria considerazione alle tue risposte, rende molto criticabile il ricorso al sistema nucleare per utilizzo pacifico. Se una sicurezza totale e incondizionata non può essere raggiunta, continuare ad utilizzare l'energia termonucleare non dovrebbe incontrare nessuna giustificazione plausibile.
Il mondo è cambiato negli ultimi anni ed le relazioni sociali si sono modificate: non esistono più normali rapporti di buona convivenza tra le persone per cui i semplici interessi personali, economici o ideologici, vengono raggiunti o si cerca di raggiungerli con ogni sistema e senza nessuna considerazione della vita del prossimo e tantomeno della vita personale del singolo "dimostratore". Come possiamo difenderci da individui che hanno la determinazione di imbottirsi di tritolo per avvalorare la loro convinzione ideologica o religiosa.
Il terremoto del mese scorso non ha provocato poi gravi danni in quel paese abituato e preparato a questi eventi naturali. Ma le onde del maremoto non hanno avuto ostacoli, ed i risultati sono stati palesi in tutti i video.
Quindi dopo le più semplici considerazioni sommarie che possono essere fatte, senza avere grandi conoscenze specifiche in campo nucleare, tutte quelle "440" centrali nel mondo andrebbero disattivate e ricondizionate con la minor spesa possibile. E' inutile continuare a perorare il disarmo di tutte le testate in possesso dei paese "evoluti", a cercare di impedire che nuove nazioni raggiungano la costruzione delle stesse, se poi un semplice "terremoto o maremoto" o l'azione di un esaltato ideologico/religioso può farci vivere nel terrore.
..e aggiungo il messaggio di Lorenzo:
Io nel mio piccolo sono sempre stato convinto che il nucleare purtroppo non è ancora sicuro (e forse mai lo sarà), ma che però - macroeconomicamente parlando, rispetto alla politica energetica nazionale attuale - sia una soluzione comunque da valutare.
A tal proposito, anche in vista del referendum che ci attende, mi chiedo (e mi sono sempre chiesto):
1) come funzionerebbe lo smaltimento delle scorie ? Ne sai qualcosa ? Io nella mia ignoranza no...
2) nel caso in cui ci fosse un incidente in una qualsiasi delle centrali europee (es. tedesca, francese o svizzera o di qualche altro stato piu lontano, anche non europeo...a proposito, sarebbe utile sapere quali stati "vicini" hanno centrali nucleari, quante, dove e che grado di sicurezza hanno...), gli effetti ricadrebbero pesantemente anche su di noi, e orientativamente in che misura ?
E a tal proposito quale è il raggio chilometrico entro il quale ci ricadiamo anche noi ? Sarebbe interessante saperlo: possiamo pure votare contro il referendum e non avere centrali all'interno del nostro territorio, ma se i rischi connessi ad altre centrali di altri stati vicini ricadono comunque su di noi il problema comunque sussiste...con la beffa che loro hanno vantaggi economici dall'uso del nucleare, e noi solo svantaggi (importiamo a caro prezzo la loro energia e ne condividiamo il grave rischio di incidenti...cornuti e mazziati !)
..e aggiungo il messaggio di Lorenzo:
Io nel mio piccolo sono sempre stato convinto che il nucleare purtroppo non è ancora sicuro (e forse mai lo sarà), ma che però - macroeconomicamente parlando, rispetto alla politica energetica nazionale attuale - sia una soluzione comunque da valutare.
A tal proposito, anche in vista del referendum che ci attende, mi chiedo (e mi sono sempre chiesto):
1) come funzionerebbe lo smaltimento delle scorie ? Ne sai qualcosa ? Io nella mia ignoranza no...
2) nel caso in cui ci fosse un incidente in una qualsiasi delle centrali europee (es. tedesca, francese o svizzera o di qualche altro stato piu lontano, anche non europeo...a proposito, sarebbe utile sapere quali stati "vicini" hanno centrali nucleari, quante, dove e che grado di sicurezza hanno...), gli effetti ricadrebbero pesantemente anche su di noi, e orientativamente in che misura ?
E a tal proposito quale è il raggio chilometrico entro il quale ci ricadiamo anche noi ? Sarebbe interessante saperlo: possiamo pure votare contro il referendum e non avere centrali all'interno del nostro territorio, ma se i rischi connessi ad altre centrali di altri stati vicini ricadono comunque su di noi il problema comunque sussiste...con la beffa che loro hanno vantaggi economici dall'uso del nucleare, e noi solo svantaggi (importiamo a caro prezzo la loro energia e ne condividiamo il grave rischio di incidenti...cornuti e mazziati !)
Ringrazio Angelo per la riflessione e provo a rispondere a Lorenzo.
Lo smaltimento delle scorie è una delle questioni più spinose di tutta la faccenda. E' difficile riuscire a trovare dati oggettivi sul volume di rifiuti prodotti da un reattore in un dato tempo perché la disputa tra sostenitori e detrattori è accesissima e sia da una parte che dall'altra i numeri sono spesso falsati e quindi poco affidabili. Proviamo quindi a ragionare ed a basarci su dati più affidabili.
In un reattore di taglia medio-grande da 1000MWe nel core ci sono dalle 100 alle 140 tonnellate di uranio. Normalmente un terzo di queste debbono essere sostituite ogni anno. Approssimando quindi abbiamo circa 40 tonnellate all'anno di scarti altamente contaminati per reattore. Questi scarti sono le barre di combustibile di cui ho parlato nella puntata precedente, ovvero quelle che debbono risiedere per decine di anni nelle piscine di raffreddamento delle centrali prima di poter essere maneggiate perché molto calde e molto radioattive.
Però, come al solito, non è così facile.
Quando un qualsiasi nucleo di un atomo, anche se di materiale innocuo, viene colpito da un neutrone, c'è la probabilità che questo nucleo catturi il neutrone e si trasformi in un isotopo del materiale di partenza. L'isotopo che si crea può essere instabile e quindi essere radioattivo. Questo processo si chiama "attivazione" e dipende dall'intensità del bombardamento neutronico e dal materiale iniziale.
All'interno del core di un reattore attivo, un enorme flusso di neutroni viene costantemente prodotto. Una parte serve per provocare nuove fissioni di nuclei, una parte viene assorbito dall'acqua di raffreddamento, una parte la assorbe il materiale non combustibile di cui è composto il nocciolo del reattore. Abbiamo quindi un sacco di materiale che viene "attivato" che si somma al combustibile esausto.
Fatta questa premessa, ricordo nuovamente quello che ho detto nella puntata precedente. Gli isotopi che si formano in un reattore hanno tempo di dimezzamento che va da qualche secondo a qualche milione di anni, ad es. lo iodio 129 ha tempo di dimezzamento di 15 milioni di anni, ovvero dopo questo tempo si dimezza (non si annulla) la quantità di radiazione emessa, il palladio 107, 7 milioni di anni, etc. Non so se è chiara l'unità di misura: milione di anni. Ma quant'è un milione di anni? 10 milioni di anni fa eravamo nel Pliocene, la pianura padana era completamente ricoperta dall'acqua e ci chiamavamo "Australopitechi". L'Homo Sapiens apparve circa 200.000 anni fa.
Ad ogni modo secondo i produttori di reattori, i rifiuti ad alta attività impiegano circa 10.000 anni per tornare alla radioattività dell'uranio naturale. Quindi 10.000 anni non per arrivare al rischio zero ma al rischio "naturale" di trovarsi a passeggiare sopra una miniera di uranio.
Ora, qualcuno ha pensato che fosse possibile stoccare rifiuti di questo tipo in alcuni posti. Ho notizie di due progetti rilevanti, uno in Germania ed un altro negli Stati Uniti.
In Germania negli anni 70 si decise di mettere barili contenenti rifiuti a media e bassa attività in una ex miniera di sale (Asse) ad oltre 500m sotto il livello del suolo, che si supponeva sarebbe resistita nei secoli a venire. Purtroppo nel 2008 ci si accorse che nella miniera aveva iniziato a penetrare acqua con la conseguente corrosione di alcuni barili e relativo rilascio di materiale contaminato. Visto che inquinare la falda acquifera con questa porcheria è una cosa grave, si è deciso nel 2010 di rimuovere qualcosa come 120.000 barili e di metterli da qualche altra parte. Si suppone di spendere dai 2 ai 3 miliardi di euro e di impiegare 20 anni per fare completare questa operazione.
Negli Stati Uniti nel 2002 fu approvata la scelta di creare un deposito di rifiuti nucleari all'interno della Yucca Mountain nel deserto del Nevada. Il deposito avrebbe dovuto ospitare i rifiuti ad alta attività che al momento risiedono nelle piscine di raffreddamento degli oltre 100 reattori sparsi per il territorio statunitense. E' stato stimato un costo totale per la costruzione del deposito di circa 90 miliardi di dollari. L'amministrazione Obama ha poi bloccato il lavori nel deposito perché sono stati sollevati dubbi sulla sismicità del territorio oltre ad evidenti problemi di finanziamento del progetto. Il risultato è che gli USA al momento non hanno un deposito di stoccaggio a lungo termine.
Un ulteriore possibilità è quella di riprocessare il combustibile esausto. In questi impianti esso viene decomposto, privato del materiale ormai non più utile, arricchito nuovamente e mischiato con altro combustibile fresco. Questi impianti (vietati negli Stati Uniti perché a rischio di proliferazione nucleare) sono complessi, costosi e non è detto che il loro funzionamento sia economicamente vantaggioso. Ad esempio in UK è in corso una valutazione di riparazione ed ampliamento di uno di questi impianti vittima di un incidente (di livello 3 della scala INES). Le prime conclusioni hanno evidenziato che dal punto di vista economico molto probabilmente si otterrà una perdita ma almeno si avrà una diminuzione del volume delle scorie complessive da dover stoccare per i secoli nei secoli.
Aggiungo anche che diversi incidenti nucleari, anche seri, non sono avvenuti nei reattori ma in questi impianti di riprocessamento, di arricchimento, di smaltimento delle scorie. Tanto per fare un esempio, l'unico incidente di livello 6 della scala INES è avvenuto ad un impianto di trattamento di scorie nucleari in russia. Nel '99 in Giappone a Tokaimura, impianto di riprocessamento, si raggiunse per errore una massa critica con relativa reazione a catena: 2 morti e ed un centinaio di operai irradiati (livello 4 della scala INES).
La seconda domanda la affronto al prossimo giro ma tranquilli, sarà più facile :-P
Nel frattempo vi ricordo, nel caso vi fosse sfuggito, che l'agenzia internazionale per l'energia atomica ha innalzato il livello INES dell'incidente di Fukushima a 7, il massimo previsto dalla scala, al pari della valutazione attribuita all'incidente avvenuto a Cernobyl.
Bye bye
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